In un futuro distopico dove l’immortalità è diventata una realtà opprimente, Nobody Wants to Die ci trascina in un mondo affascinante quanto terrificante. Sviluppato da Critical Hit Games, questo titolo ci porta nella New York del 2329, un luogo dove la tecnologia avanzata e l’estetica Art Deco degli anni ’30 si fondono in un paesaggio cyberpunk mozzafiato. Ma dietro le luci scintillanti e le architetture imponenti si nasconde una società controllata da un governo che detiene il potere assoluto sui corpi dei cittadini.
Sin dai primi attimi di gioco, Nobody Wants to Die non mi ha colpito per la sua originalità tematica. Il concetto di una società futura dove l’immortalità è diventata una realtà, portando con sé problemi di controllo governativo e disuguaglianza sociale, è stato ampiamente esplorato in numerose opere. I riferimenti a Blade Runner, Altered Carbon, Cyberpunk 2077 e persino a Brave New World, un’opera addirittura del 1932, sono evidenti.
Il tema della manipolazione della morte, insieme all’allungamento della vita che comporta una drastica diminuzione della libertà e dell’individualità, non è certo nuovo, soprattutto nel panorama cyberpunk. Tuttavia, ciò che distingue Nobody Wants to Die non è tanto l’idea di base, ma piuttosto il modo in cui questa viene sviluppata e presentata attraverso una narrazione stilisticamente ricca e un uso intelligente del black humor.
Viaggio nell’ombra dell’esistenza umana
La trama di Nobody Wants to Die segue James Karra, un detective di 120 anni, incaricato di risolvere l’omicidio di una figura di spicco in una società dove la morte è diventata un evento raro e destabilizzante. Questo incipit, sebbene non particolarmente innovativo, è l’occasione per esplorare temi profondi attraverso una narrazione intricata e ben costruita. La storia non si limita a seguire un semplice percorso investigativo; si sviluppa attraverso strati di complessità che coinvolgono la politica, la filosofia e le relazioni personali.
Gli sviluppatori di Critical Hit Games hanno saputo creare un mondo coerente e dettagliato, dove ogni elemento della trama contribuisce a costruire un quadro più ampio e significativo. Le investigazioni di James non solo svelano il mistero dell’omicidio, ma anche la vera fragilità degli essere umani che per quanto possa sembrare strano non è la mortalità. Ogni scoperta, ogni dialogo e ogni scelta del giocatore arricchiscono la narrazione, offrendo una visione profonda e spesso inquietante della condizione umana.
Noir e Black Humor
L’elemento che meglio distingue la scrittura di Nobody Wants to Die è l’uso sapiente del black humor associato ad atmosfere noir. In un mondo dove l’immortalità è diventata una prigione dorata, l’umorismo nero serve a sottolineare l’assurdità e la tragicità della situazione. Questo approccio ricorda titoli come The Stanley Parable, dove il sarcasmo e l’ironia sono utilizzati per esplorare temi esistenziali e mettere in discussione le convenzioni del medium videoludico.
In Nobody Wants to Die, le interazioni tra James e gli altri personaggi sono spesso permeate di questo tipo di umorismo. Le battute taglienti e i dialoghi sarcastici non solo aggiungono una dimensione di leggerezza alla narrazione, ma anche profondità ai personaggi, rendendoli più umani e riconoscibili. Questo equilibrio tra serietà e ironia permette al gioco di trattare temi pesanti senza risultare opprimente, offrendo al giocatore momenti di riflessione alternati a risate amare.
Ramificazione e rigiocabilità
Nobody Wants to Die offre numerose scelte che influiscono in maniera tangibile sulla trama, conducendo a finali multipli e a momenti sorprendenti. Il gameplay si distingue per dialoghi ben scritti e tradotti, che rendono ogni conversazione significativa e immersiva. Le sequenze investigative, sebbene altamente assistite, mantengono l’interesse del giocatore, richiedendo uno sforzo mentale minimo e assicurando una progressione narrativa fluida e avvincente. Questo approccio permette di focalizzarsi maggiormente sulla storia e sulle scelte morali, offrendo un’esperienza di gioco passiva ma decisamente ricca e soddisfacente.
Tuttavia, una nota dolente è la mancanza della possibilità di salvataggio manuale, che risulta particolarmente problematica in un gioco con scelte multiple e ramificazioni della trama. In assenza della possibilità di rivedere le scelte non percorse alla fine del gioco, come avviene ad esempio in Life is Strange, l’unico modo per esplorare completamente tutte le opzioni narrative è rigiocare l’intera storia più e più volte.
Che stile
Dal punto di vista stilistico, Nobody Wants to Die è un capolavoro. L’ambientazione ricorda molto lo stile di Sin City, con una New York in chiaro scuro unica e memorabile. Gli sviluppatori hanno saputo sfruttare al massimo le capacità grafiche moderne per creare un mondo ricco di dettagli e atmosfere adatte. La luce che filtra attraverso le finestre degli edifici imponenti, i veicoli vintage che sfrecciano nel cielo e tutti gli altri elementi scelti con cura rendono l’esperienza distintiva nonostante le tematiche già viste.
Nonostante tematiche di fondo già ampiamente esplorate, enigmi piuttosto semplici e la mancanza di agevolazioni nel ripercorrere i propri passi e nell’esplorare tutti i possibili finali, Nobody Wants to Die è un’opera incredibilmente ben realizzata. Si distingue come un eccezionale esempio di scrittura noir e di black humor, con uno stile invidiabile che la rende raffinata e unica nel suo genere. Pur non essendo adatta a tutti, è davvero difficile non raccomandare un’opera di tale qualità.
VOTO 9/10
Pro
- Opera di notevole fattura
- Tanto stile
Contro
- Poca sfida
- Nessuna agevolazione post credit nel ripercorrere i finali alternativi