Quando Solluco ed Eastasiasoft, noti per i loro giochi economici e pieni di achievement facili, decidono di fare un passo in una direzione diversa, l’attenzione si accende subito. Ratyrinth, il nuovo titolo del duo, ci trascina in un’avventura retrò che sembra uscita da una macchina arcade degli anni ’80. Ma non lasciamoci ingannare dall’estetica semplice: sotto quei pixel monocromatici si nasconde un gioco che potrebbe sorprendere. Ora, immergiamoci nei dettagli di questo piccolo grande labirinto.
Viaggio Nostalgico tra Pericoli e Avventura
Ratyrinth sicuramente non mi ha stupito per la sua trama, che, posso dirlo, non è di certo il punto di forza del gioco. In realtà, la storia è più una scusa per buttarmi subito nel cuore dell’azione. Nei panni di un topolino (o forse un ratto, dato il titolo…chi lo sa?), separato drammaticamente dalla sua famiglia e abbandonato in una foresta oscura e piena di pericoli, il mio obiettivo è trovare la via di casa attraverso una serie di livelli intricati, evitando ogni sorta di creatura che sembra determinata a trasformarmi in uno spuntino. La semplicità della trama potrebbe sembrare un difetto, ma in realtà si sposa perfettamente con l’atmosfera nostalgica del gioco.
La Magia della Pixel Art e del Sonoro Retro in Ratyrinth
Diciamocelo: la grafica di Ratyrinth è un vero tuffo nel passato. Se sei cresciuto giocando con il ZX Spectrum o ammirando l’arte minimalista dei primi giochi, ti sentirai come a casa. Il gioco abbraccia una pixel art 1-bit monocromatica che è tanto semplice quanto affascinante. Ogni livello è visualizzato da una prospettiva laterale, con il piccolo topolino che si fa strada da sinistra a destra dello schermo. Nonostante la sua semplicità, l’estetica è sorprendentemente carina, quasi coccolosa, il che è un bel contrasto con i pericoli da affrontare lungo il percorso.
Anche il comparto sonoro fa la sua parte: gli effetti sonori sono semplici ma efficaci, mentre la colonna sonora, con i suoi ritmi orecchiabili, accompagna perfettamente l’azione. Non c’è nulla di troppo elaborato, ma tutto funziona a dovere, contribuendo a creare un’atmosfera che fa venire voglia di continuare a giocare.
Tempismo, Riflessi e Rigiocabilità in un Platform Ricco di Sfide
Quando si tratta di gameplay, Ratyrinth è tutto una questione di tempismo e riflessi. Non ci sono combattimenti, solo un sacco di pericoli da evitare. Il topolino può saltare, aggrapparsi ai muri e persino nuotare, il che lo rende un roditore decisamente talentuoso! Tuttavia, a volte queste qualità non basteranno: i livelli, infatti, sono pieni di insidie, da punte mortali a nemici come lumache, rane saltanti e uccelli che lanciano uova. Imparare i livelli e capire quando muoversi è la chiave per sopravvivere.
Tuttavia, c’è un piccolo intoppo. Ho notato un leggero ritardo tra il momento in cui premi il pulsante di salto e l’effettiva esecuzione del salto da parte del topo. Non è un problema insormontabile, ma richiede un po’ di adattamento. Una volta abituati, però, si riesce a godere di un gameplay fluido e divertente.
Una delle sorprese più gradite di Ratyrinth è la sua rigiocabilità. Il gioco offre un buon numero di livelli, e con una struttura degli achievement legata ai progressi, c’è sempre un motivo per spingere un po’ più avanti. In più, un aggiornamento del titolo ha aggiunto ulteriori obiettivi, rendendo la sfida di completare tutti i 75 livelli ancora più stimolante.
Ratyrinth potrebbe non essere il gioco più impressionante dal punto di vista visivo o narrativo, ma è un tuffo nostalgico che riesce a essere dannatamente divertente. Con il suo stile retrò, un gameplay semplice ma coinvolgente e un sacco di livelli da affrontare, questo piccolo gioco ha tutto il necessario per catturare l’attenzione dei fan dei platform vecchia scuola. Certo, ci sono alcuni piccoli problemi, come il lag nei comandi, ma una volta superati, ho capito che c’è molto di cui divertirsi. Gli amanti dei giochi retrò e dei roditori pixelati troveranno di certo Ratyrinth un titolo interessante.