Se amate i giochi frenetici e nostalgici, dove la storia passa in secondo piano rispetto all’azione pura, Bloodhound potrebbe catturare la vostra attenzione. Questo boomer-shooter, chiaramente ispirato ai classici del genere come Doom, offre un’esperienza che punta tutto sulla frenesia del combattimento e sull’adrenalina. Ma riuscirà a emergere in un mercato ormai affollato di titoli simili? Scopriamolo insieme, tra demoni da massacrare, armi devastanti e qualche inciampo di troppo.
Bloodhound è un boomer-shooter che ci catapulta nei panni di un protagonista senza nome, lasciandoci brancolare nel buio per quanto riguarda il contesto narrativo. Le uniche informazioni che riceviamo all’inizio sono una serie di scene illustrate in stile fumetto, prive di testo o dettagli. Se siete alla ricerca di una storia profonda e coinvolgente, Bloodhound non fa per voi: superata l’introduzione, la trama praticamente scompare. Ma va bene così, perché i boomer-shooter come questo non puntano sulla narrazione, ma sull’azione frenetica.
E in questo, Bloodhound non delude. Sin dai primi istanti, ci ritroviamo immersi nel caos, circondati da orde di demoni da abbattere con una buona varietà di armi, tutte rigorosamente senza bisogno di ricaricare. Come in Doom, il gioco da cui trae ispirazione, troveremo power-up come corazze, medikit e clessidre nascoste che ci permettono di utilizzare abilità speciali. Man mano che eliminiamo i nemici, riempiamo un indicatore che, una volta completo, sblocca una modalità speciale che ci rende temporaneamente più potenti, aumentando il divertimento.
La progressione del gioco è lineare, divisa in cinque atti, ciascuno culminante in uno scontro con un boss. Tuttavia, avanzare nei livelli non è sempre intuitivo: spesso ci ritroveremo a vagare avanti e indietro alla ricerca di chiavi per accedere alla prossima zona. Il level design oscilla tra il discreto e il banale, senza mai spiccare davvero né per originalità visiva né per complessità.
In termini di qualità complessiva, Bloodhound fatica a raggiungere standard elevati. Il feedback delle armi è quasi inesistente, le animazioni sono rudimentali (il protagonista non ha nemmeno le mani!), la colonna sonora risulta ripetitiva e priva di carattere, e la direzione artistica fatica a trovare una propria identità. La versione console, poi, tradisce chiaramente le sue origini su PC: i comandi risultano poco reattivi, in particolare nel movimento della visuale, rendendo l’esperienza di mira frustrante.
La sensazione generale è quella di un prodotto ancora acerbo, con un certo potenziale grazie alla varietà di armi e power-up che rendono il gameplay soddisfacente, ma che nel complesso non riesce a centrare pienamente il bersaglio. Bloodhound è un gioco che potrebbe affascinare i nostalgici del genere, ma che ha ancora molta strada da fare per emergere davvero.
VOTO 5.5/10
Pro
- Azione frenetica
- Ampia varietà di armi
- Power-up e abilità speciali
- Atmosfera nostalgica
Contro
- Assenza di una vera trama
- Level design mediocre
- Qualità tecnica discutibile
- Colonna sonora ripetitiva