Deathbound: Il nuovo soulslike che sfida i fan Elden Ring – La Recensione
Recentemente mi sono imbattuto in Deathbound, sviluppato da Trialforge Studio e pubblicato da Tate Multimedia, un nuovo soulslike che cerca di ritagliarsi uno spazio in un genere già affollato.
Disponibile su PlayStation 5, Xbox Series X|S e PC, questo titolo promette una sfida avvincente, in particolare a chi ama giochi come Dark Souls ed Elden Ring.
Dopo diverse ore di combattimenti furiosi e parecchie morti (o meglio, rifiuti dalla Morte), posso dire che Deathbound ha delle idee interessanti, ma anche alcune pecche che rischiano di penalizzare il gioco anche per i fan più accaniti del genere.
La storia: potenziale inespresso
L’avventura inizia in una città distopica chiamata Akratya, luogo oscuro e decadente. Vestiamo i panni di Therone Guillaumen, un guerriero caduto e “rifiutato” dalla Morte stessa, costretto a vagare alla ricerca di … qualunque sia il suo scopo.
Ed è esattamente a questo punto che mi sono imbattuto nel primo problema: non è chiaro cosa Therone stia cercando. Nonostante, infatti, i personaggi che ho incontrato lungo la strada hanno storie ben definite e anche intriganti, l’obiettivo centrale della trama resta sempre vago, rendendo difficile sentirsi coinvolti nella missione principale. Insomma, la narrazione è un po’ confusa e, dopo diverse ore, è facile perdere interesse per ciò che si sta cercando di fare.
Il sistema di assorbimento: una novità interessante
Uno dei punti che più contraddistinguono Deathbound è il sistema di party. Mi spiego meglio: invece di formare una squadra tradizionale, mi sono imbattuto in guerrieri caduti, assorbendo le loro essenze e portandoli “in vita” dentro di me.
E’ possibile cambiare personaggio con la semplice pressione di un tasto, anche nel bel mezzo di una schivata o di un attacco, aggiungendo un tocco dinamico interessante ai combattimenti.
Ogni personaggio che ho assorbito ha uno stile di combattimento unico e diverso: ad esempio, esiste il mago, l’assassino, il guerriero… Questa varietà rende possibile variare strategia in base alle situazioni e il gioco premia chi riesce a sfruttare al meglio le capacità di ciascuno.
Ma c’è anche un lato negativo: il meccanismo di cambio personaggio richiede riflessi rapidi e precisione assoluta poiché le tempistiche delle schivate e degli attacchi sono estremamente punitivi. Di questo mi sono reso conto quando, sbagliando anche di poco, ho subito parecchi danni per usare un eufemismo.
Il combattimento: soddisfacente ma frustrante
Quando il combattimento funziona, Deathbound offre momenti di pura adrenalina. È un mix fluido di schivate, attacchi rapidi e cambi di personaggio che, quando eseguito correttamente, ti fa sentire un vero maestro delle battaglie. Tuttavia, i problemi di rilevamento dei colpi possono rovinare l’esperienza: ad esempio, mi è capitato di attaccare un nemico ma il mio colpo è passato attraverso senza effetto.
Un altro problema è che alcuni personaggi inizialmente sono quasi inutili, costringendoti a livellare intensamente prima che diventino realmente efficaci. Haodai, ad esempio, si surriscalda dopo pochi incantesimi, provocando un’esplosione che danneggia sia lui che i nemici. Ovviamente questo lo rende poco utilizzabile, in particolare nelle prime fasi, obbligandoti a passare ad altri personaggi finché non sblocchi abbastanza abilità per renderlo più maneggevole.
Un mondo affascinante ma dispersivo
L’ambientazione di Deathbound è, secondo me, uno dei suoi punti di forza. La città di Akratya è un luogo tetro, pieno di rovine e cadaveri disseminati ovunque, che ben si adatta al tono oscuro della storia.
Anche qui però devo segnalare una pecca: il gioco lascia spesso disorientati, senza una mappa o un sistema di navigazione chiaro penalizzando l’esplorazione più del necessario, infattie se ti capita di perderti, potresti passare ore a vagare senza meta cercando di capire dove andare. Il fatto che il gioco non ti indichi chiaramente dove si trovano i nuovi personaggi da assorbire rende facile perdere pezzi importanti dell’esperienza, costringendoti a lunghe sessioni di backtracking.
Il design grafico è ben fatto, con un’atmosfera che rispecchia perfettamente il tono dark del gioco. Tuttavia, alcune texture sembrano a bassa risoluzione e l’interfaccia utente è generica, come se fosse stata presa direttamente da un pacchetto predefinito dell’Unreal Engine. Anche questo non mi è piaciuto perchè toglie personalità al titolo.
Il comparto audio: un successo
Sul fronte audio Deathbound brilla. Gli effetti sonori ambientali sono cupi e inquietanti; tutto volutamente crea tensione costante, come le urla in lontananza, i sussurri e i gemiti che rendono l’atmosfera angosciante, in linea con il mondo in rovina rappresentato.
Anche il doppiaggio è di buon livello, con voci che riescono a dare carattere ai vari personaggi che incontri, anche se a volte non corrisponde esattamente al testo a schermo. Ma nel complesso l’audio è uno degli elementi più immersivi del gioco.
Conclusione: un’esperienza impegnativa per i fan del genere
Deathbound è un soulslike che riesce a offrire momenti di soddisfazione e adrenalina, ma è anche pieno di piccoli difetti che ne smorzano l’entusiasmo. Il sistema di cambio personaggio è un’idea originale ma la sua implementazione punitiva e i problemi tecnici nel combattimento possono rendere l’esperienza frustrante. La mancanza di una mappa e di indicazioni chiare peggiora la situazione, trasformando l’esplorazione in un’impresa disorientante.
Se siete fan del genere e amate le sfide difficili, probabilmente troverete qualcosa di apprezzabile in Deathbound. Ma se siete nuovi ai soulslike, potreste voler iniziare con qualcosa di più accessibile, perché questo gioco richiede davvero tanta pazienza. In definitiva, è un titolo che mescola elementi interessanti a difetti tecnici, con un risultato che potrebbe dividere il pubblico.
VOTO 6.5/10
Pro
- Sistema di assorbimento dei personaggi
- Combattimento adrenalinico
- Ambientazione oscura e affascinante
- Audio immersivo
- Varietà di stili di combattimento
Contro
- Narrazione confusa
- Problemi tecnici nel combattimento
- Personaggi inizialmente deboli
- Esplorazione disorientante
- Interfaccia utente generica