Ci sono momenti in cui un gioco ti fa sentire letteralmente con il fiato sospeso. A Quiet Place: The Road Ahead promette proprio questo: un’esperienza di sopravvivenza in cui il minimo errore, anche solo un lieve scricchiolio sotto i tuoi piedi, può trasformarsi in morte certa. E lasciatelo dire: alcune parti di questo gioco ci riescono in modo impressionante. La tensione costante, il silenzio che urla più forte di qualsiasi colonna sonora, la paura che anche il minimo rumore potesse attirare quei mostri letali. Ma è davvero sufficiente per mantenere alta la tensione dall’inizio alla fine?
Quando il silenzio fa paura
Entrare nel mondo di A Quiet Place è un’esperienza che ti mette subito a disagio. La protagonista, Alex, non solo deve sopravvivere in un pianeta devastato da alieni con un udito sovrumano, ma è anche costantemente vulnerabile per via della sua asma. Questo aggiunge una dimensione personale che, almeno sulla carta, dovrebbe differenziare il gioco dagli altri survival horror.
Le prime ore sono davvero emozionanti. Cammini lentamente in un’ala deserta di un ospedale, sapendo che ogni tuo passo potrebbe attirare una delle creature. Poi senti quel suono: un lontano, inquietante click che ti fa accapponare la pelle. Ti fermi, trattieni il respiro. Stai per riaprire una porta scricchiolante quando il controller vibra: Alex sta per avere un attacco d’asma. Devi agire in fretta. Prendi un inalatore dalla tua scorta e… riesci a salvarla. Per ora.
Questi momenti funzionano benissimo e catturano l’essenza della serie. È qui che The Road Ahead dà il meglio di sé, facendo sentire ogni rumore come un potenziale errore fatale e trasmettendo quella stessa paranoia che ci ha fatto innamorare del primo film.
Ma poi arriva la routine
Purtroppo, una volta che ti abitui a questa meccanica, il gioco comincia a perdere smalto. I luoghi da esplorare diventano ripetitivi, spesso ridotti a una serie di corridoi bui, garage abbandonati e sentieri nei boschi. Tutto è costantemente immerso in una penombra che, inizialmente efficace, dopo un po’ stanca. E la gestione della luce, con una torcia che sembra scaricarsi più velocemente del tuo cellulare al 2%, diventa più irritante che immersiva.
Anche la narrazione fatica a tenere alta l’attenzione. Alex è un personaggio con del potenziale, ma la sua storia – inclusa la sua gravidanza – non viene sfruttata appieno. Certo, c’è qualche tentativo di creare momenti emotivi, ma non riescono mai a raggiungere le profondità emotive dei film. E questo è un peccato, perché in un gioco dove il suono è tutto, avrei voluto sentire di più anche dal punto di vista emotivo.
Il buio: alleato o nemico?
Una delle cose che mi ha lasciato più perplesso è stato l’abuso del buio. Ok, capisco che un’apocalisse aliena non lasci molto spazio per l’illuminazione ambientale, ma a volte mi sembrava di giocare un simulatore di speleologia. La torcia si scarica troppo velocemente, e quando non hai più batterie, preparati a un’esperienza frustrante.
E poi c’è il ritmo. Per un gioco basato sulla tensione, The Road Ahead può essere sorprendentemente lento. Ci sono momenti in cui avanzi a passo d’uomo per minuti interminabili, e la suspense, anziché crescere, si diluisce. Mi sarebbe piaciuto vedere più varietà: qualche enigma ben congegnato, più interazioni umane significative, o magari un modo per usare il suono a tuo vantaggio, anziché esserne costantemente vittima.
Cosa funziona davvero
Detto questo, il gioco non è privo di meriti. Gli alieni sono terrificanti, con un design visivo e sonoro che riesce a rendere ogni loro apparizione un momento memorabile. E se c’è una cosa che il gioco azzecca, è l’ansia che ti trasmette nel dover strisciare lentamente attraverso aree infestate, cercando di evitare qualsiasi rumore.
Anche il sistema di movimento, che ti obbliga a calcolare ogni passo su superfici diverse (il vetro è un nemico peggiore degli alieni!), funziona bene. Quando il gioco si concentra sulla tensione, raggiunge vette notevoli. Ma non si può vivere solo di suspense: servono varietà e un maggiore senso di progressione, che qui purtroppo mancano.
Un buon horror, ma non indimenticabile
Non fraintendermi: mi sono divertito a giocare a A Quiet Place: The Road Ahead. La qualità della produzione si vede, e alcuni momenti sono autenticamente spaventosi. Ma una volta finito, non mi è rimasto molto da ricordare. È un gioco che fa bene il suo lavoro, ma non osa abbastanza per fare il salto di qualità.
Se sei un fan del genere stealth horror o del franchise, vale sicuramente la pena provarlo. Però, come il secondo e il terzo film della saga, manca di quel qualcosa in più che ha reso l’originale un classico.
VOTO 7/10
Pro
- Atmosfera tesa e coinvolgente
- Design degli alieni
- Gestione del suono
- Buona qualità tecnica
- Momenti di pura suspense
Contro
- Ripetitività degli ambienti
- Trama sottosfruttata
- Illuminazione frustrante
- Poca varietà di gameplay
- Progressione lenta
- Gestione della salute e risorse eccessivamente punitiva