Se siete alla ricerca di un gioco che mescoli combattimenti a turni e pirateria, Flint: Treasure of Oblivion potrebbe essere la vostra isola deserta… o una scogliera insidiosa, dipende da come la vedete. Pronti a salpare con il Capitano Flint? Preparatevi a immergervi in un mondo ricco di misteri, tesori da scoprire e una buona dose di caos.
Flint: Treasure of Oblivion promette un’avventura affascinante nel cuore dell’età d’oro della pirateria, ma purtroppo non riesce a navigare con la stessa determinazione del suo capitano. Nonostante l’idea di una caccia al tesoro arricchita da battaglie a turni possa sembrare intrigante, il nuovo titolo sviluppato da Savage Level e pubblicato da Microids non riesce a esprimere tutto il suo potenziale. Scopriamo insieme se questo gioco è davvero all’altezza delle aspettative.
La trama di Flint: Treasure of Oblivion segue il capitano James Flint, un pirata spietato e senza scrupoli, impegnato nella ricerca di tesoro e fama. Lontano dall’immagine romantica del pirata con un codice d’onore, Flint è disposto a infrangere ogni regola pur di raggiungere i suoi scopi. La narrazione, che alterna scene in-game e fumetti, adotta un tono crudo e realistico, che riflette senza censure la durezza della vita piratesca. Le scelte di design, con ambientazioni e personaggi che richiamano fedelmente l’epoca storica, contribuiscono a creare un mondo dove moralità e redenzione non trovano spazio, e solo chi è disposto a tutto riesce a sopravvivere.
Tuttavia, la storia narrata risulta piuttosto convenzionale per un gioco di pirati. Il capitano Flint e il suo fedele compagno Billy Bones sono alla ricerca di un tesoro misterioso, ma l’avventura prende una piega soprannaturale che non riesce a stupire. Purtroppo, la narrazione si perde in uno schema prevedibile, senza mai offrire veri momenti memorabili.
Le battaglie a turni sono senza dubbio il punto di forza di Flint: Treasure of Oblivion, dove il sistema di combattimento, che unisce l’uso dei dadi a una gestione tattica delle forze, si fa protagonista dell’esperienza di gioco. Ogni scontro si svolge su una scacchiera esagonale, dove i membri della ciurma si alternano nel muoversi e nell’eseguire azioni strategiche. L’introduzione di carte che offrono abilità speciali e l’ampia scelta di armi da equipaggiare aggiungono ulteriore profondità alle meccaniche di battaglia.
Tuttavia, l’adattamento dei controlli sulla versione console non è perfetto e il gioco soffre di qualche incertezza nell’interazione con l’ambiente. La difficoltà nel selezionare correttamente gli oggetti da utilizzare e i frequenti malfunzionamenti nell’input finiscono per interrompere la fluidità delle battaglie.
Il tutorial, purtroppo, non aiuta molto ad orientarsi tra le diverse meccaniche, risultando piuttosto scarno e non in grado di coprire tutti gli aspetti del sistema di combattimento. Di conseguenza, il giocatore si ritrova ad affrontare una curva di apprendimento ripida, senza una guida adeguata. Inoltre, la ripetitività dei combattimenti si fa sentire dopo un po’: nonostante la varietà di armi e abilità a disposizione, le battaglie tendono a diventare prevedibili e il gioco non introduce mai elementi veramente innovativi per rinnovare l’esperienza.
Flint: Treasure of Oblivion presenta un comparto grafico che, sebbene visivamente gradevole, soffre di numerosi problemi tecnici. Le ambientazioni sono ben realizzate, con una varietà di scenari che vanno dalle giungle lussureggianti alle cupe caverne sotterranee. I modelli dei personaggi sono stilizzati e funzionali, ma la qualità complessiva non sembra all’altezza delle aspettative.
Inoltre, la grafica del gioco è afflitta da rari cali di frame. Un altro aspetto che penalizza la grafica di Flint: Treasure of Oblivion sono le frequenti compenetrazioni poligonali, che, in alcuni casi, influiscono anche sul gameplay. Durante i combattimenti, ad esempio, si verificano glitch visivi che distolgono l’attenzione e, talvolta, rendono difficile seguire correttamente le azioni sullo schermo. Anche la gestione delle animazioni lascia a desiderare, con alcuni movimenti che si ripetono in loop, creando un effetto meccanico e poco fluido. A ciò si aggiungono oggetti che appaiono e scompaiono a seconda dell’angolazione della telecamera.
Purtroppo, Flint: Treasure of Oblivion soffre anche di una serie di difetti nell’interfaccia utente, che appaiono fin troppo evidenti quando si cerca di gestire il proprio equipaggiamento. La navigazione tra le varie schermate di selezione delle armi, abilità e potenziamenti risulta poco chiara. Inoltre, una volta terminata la campagna principale, non c’è davvero nulla che spinga a rigiocare il titolo. Gli obiettivi secondari e le sfide aggiuntive sono troppo legati a meccaniche già viste, e la mancanza di una vera modalità di “endgame” ne riduce notevolmente la longevità.
Flint: Treasure of Oblivion offre un’esperienza di gioco che mescola pirateria e combattimenti a turni, ma fatica a raggiungere il suo pieno potenziale. Nonostante un sistema di battaglia interessante, arricchito da carte e dadi, e una narrazione che cerca di essere cruda e realistica, il gioco soffre di problemi tecnici evidenti, una grafica non ottimizzata e una ripetitività che si fa sentire presto. La mancanza di un tutorial adeguato e di un endgame limita ulteriormente l’esperienza. In definitiva, è un titolo che potrebbe divertire i fan del genere, ma che difficilmente riuscirà a conquistare i cuori di tutti.
VOTO 6.5/10
Pro
- Sistema di combattimento a turni
- Ambientazioni
- Narrazione cruda e realistica
Contro
- Trama prevedibile
- Problemi nei controlli e nella UX
- Grafica afflitta da troppi problemi tecnici