
“La storia è un insieme di bugie su cui si è giunti a un accordo.” – Napoleone Bonaparte
Ma se invece volessimo un Medioevo senza bugie, senza semplificazioni e senza concessioni alla fantasia? Ci hanno pensato Warhorse Studios e Deep Silver con Kingdom Come: Deliverance 2, sequel dell’acclamato RPG storico che nel 2018 ha sorpreso tutti con il suo realismo brutale e la sua attenzione maniacale ai dettagli.
Un sequel che riparte… dalle mutande
Dopo il successo del primo capitolo, che ha conquistato milioni di giocatori grazie alla sua fedeltà storica e al suo sistema di progressione basato sulle abilità pratiche, Kingdom Come: Deliverance 2 si trova di fronte alla solita sfida dei sequel: espandere e migliorare la formula senza tradire la sua identità. Il gioco riprende esattamente da dove si era interrotto il precedente, con il nostro eroe, Henry, in fuga dopo un’imboscata che lo lascia senza armi, senza risorse e, in un momento particolarmente imbarazzante, anche senza vestiti asciutti.
Una scelta narrativa interessante che, se da un lato ci ricorda quanto fosse già difficile la vita nel XV secolo, dall’altro funziona come un elegante reset delle meccaniche di progressione. Henry torna vulnerabile, obbligando il giocatore a risalire la china da zero. Un inizio che evidenzia subito uno degli elementi centrali del gioco: la lotta costante per la sopravvivenza.
Un Medioevo simulato nei minimi dettagli
Qui la storia non si ripete, si vive. Si respira. Si combatte. Kingdom Come: Deliverance 2 si distingue per la sua straordinaria simulazione medievale, ricreando con una meticolosa attenzione ogni dettaglio dell’epoca. Dalla gestione realistica delle ferite al peso dell’armatura, fino alle routine credibili degli NPC, ogni elemento contribuisce a rendere il mondo di gioco incredibilmente autentico. Persino l’aspetto con cui ti presenti cambia l’intera esperienza: entra in città coperto di fango e con l’alito di birra stantia, e aspettati sguardi disgustati e gente che si sposterà al tuo passaggio. Ma se ti vesti con eleganza e ti mostri sicuro, potresti anche riuscire a convincere i più poveri a cederti i loro ultimi bocconi.
Rispetto al capitolo precedente, una delle caratteristiche che spicca immediatamente è il miglioramento grafico delle campagne, con una resa visiva che non ha eguali. La ricchezza nei dettagli delle città, soprattutto Kuttenberg, arricchisce ulteriormente il quadro. Sebbene sorga spontanea la domanda sul perché non tutti gli edifici siano esplorabili, in particolare le chiese, le città offrono ambientazioni mozzafiato.
Combattimenti rimodernizzati ma non meno punitivi
Il sistema di combattimento, fedele al suo predecessore, è brutale, metodico e spietato. Qui non troverai combo spettacolari o mosse esagerate: ogni colpo va calcolato con cura, la resistenza gestita con attenzione e la posizione dell’avversario studiata con precisione. Il sistema a sei direzioni per attacchi e parate costringe a ragionare come un vero schermidore medievale, dove un singolo errore può costare caro. Affrontare avversari corazzati o gruppi numerosi richiede strategia, pazienza e, spesso, una sana dose di furbizia. La forza bruta? In Kingdom Come: Deliverance 2 non è mai una soluzione. Spesso, il miglior duello è quello che eviti.
Il sistema di combattimento ha ricevuto diversi miglioramenti rispetto al capitolo precedente, tra cui una maggiore fluidità nei movimenti e un arsenale ampliato e ribilanciato, con un affinamento delle capacità delle armi da distanza.
Trama e personaggi: un cavaliere senza spada
La storia principale segue Henry nella sua crescita da semplice scudiero a figura sempre più influente nei giochi di potere della Boemia. Il problema? Alcuni elementi narrativi sembrano essere stati lasciati in sospeso rispetto al primo gioco. Le decisioni prese in Kingdom Come: Deliverance non hanno un impatto significativo e molti personaggi chiave sembrano aver dimenticato gli eventi precedenti. Un peccato, perché una maggiore continuità avrebbe reso l’esperienza ancora più coinvolgente.
A proposito di personaggi, Hans Capon, il nobile spensierato e amante delle donne, torna a farci compagnia… e non sempre è un piacere. Sebbene il suo ruolo da spalla comica funzioni in alcuni momenti, la sua costante presenza può risultare fastidiosa – ho provato a più riprese ad ucciderlo a tradimento ma senza successo. Henry, invece, rimane un protagonista in cui è facile immedesimarsi, nonostante sia ancora un po’ troppo incline a seguire gli ordini senza battere ciglio.
Libertà e sfide: non per i deboli di cuore
Come nel primo capitolo, la struttura del gioco è aperta, lasciando al giocatore ampia libertà su come affrontare le missioni. Non ci sono indicatori fluorescenti o frecce lampeggianti a dirti dove andare: devi ascoltare, osservare e pensare. Un approccio che premia l’attenzione e la dedizione, ma che sicuramente metterà in difficoltà chi è abituato a un design più guidato.
Anche il sistema di progressione è implacabile: all’inizio Henry è goffo, debole e incapace di scoccare una freccia senza colpire prima il proprio piede. Ma con il tempo e, soprattutto, con una buona dose di pratica, ogni aspetto del personaggio si sviluppa in modo organico e appagante. In questo nuovo capitolo, Warhorse Studios sembra aver deciso di enfatizzare maggiormente le caratteristiche del personaggio piuttosto che le sole abilità del giocatore, rendendo così il gioco un po’ meno punitivo rispetto al primo, ma comunque impegnativo.
Un seguito che supera ogni aspettativa
Kingdom Come: Deliverance 2 non è un gioco per tutti, ma è esattamente il seguito che attendevamo. Grazie a un budget più ampio e a un’attenzione ancora maggiore ai dettagli, questo capitolo si rivela il miglior modo possibile per proseguire la saga di Kingdom Come: Deliverance. È un’esperienza che richiede pazienza, dedizione e una certa predisposizione a sopportare la frustrazione, ma chi avrà la tenacia di immergersi nel suo mondo ricco di dettagli e nel suo sistema di gioco punitivo troverà un RPG unico, in grado di offrire una delle esperienze medievali più autentiche mai realizzate. Questo seguito non solo perfeziona gli elementi già apprezzati nel primo capitolo, ma li amplifica, presentando un mondo ancora più vasto, profondo e coinvolgente. Se il primo gioco ha gettato le basi, Kingdom Come: Deliverance 2 le porta a livelli inarrivabili.
VOTO 9/10
Pro
- Realismo straordinario
- Comparto grafico eccellente
- Libertà totale nella gestione delle quest
- Profondità narrativa
Contro
- Mancanza di impatto delle scelte
- Personaggi secondari ripetitivi
- Difficoltà iniziale elevata
- Limitata esplorabilità