
Ci sono amori che non si spengono mai. Il mio per Bleach è uno di quelli. Da quel primo momento di vent’anni fa in cui ho visto Ichigo impugnare la sua Zanpakutō, sapevo di essere entrato in un mondo che mi avrebbe emozionato per sempre. L’anime, il manga, le OST da brividi… tutto di Bleach ha contribuito a creare un’epopea che, nonostante gli alti e bassi, continua a risuonare – alla fine non è un caso se è annoverato ancora oggi come uno dei manga con più seguito in assoluto.
E ora, con Bleach: Rebirth of Souls, la nuova trasposizione videoludica targata Tamsoft e Bandai Namco, è arrivato il momento di chiedersi se questa sia davvero l’opera che da tempo aspettavamo.
Un tuffo nel passato (e nel cuore)
Quando hanno annunciato Rebirth of Souls ero davvero scettico. Troppi giochi anime si rivelano prodotti mediocri, incapaci di rendere giustizia all’opera originale. Però Bleach, tolta qualche parentesi lato mobile, mancava dal mondo videoludico da troppo tempo per poter sbagliare. Ma, sorprendentemente, dal primo avvio Bleach Rebirth of Souls mi ha subito colpito: l’intro, il menu iniziale in perfetto stile Soul Society e una caratterizzazione dei personaggi a dir poco perfetta mi hanno subito catturato.
I dettagli che fanno la differenza
Ogni personaggio ha le proprie mosse caratteristiche, i modelli 3D sono fedelissimi al design originale e le trasformazioni, dal Bankai di Ichigo alla Resurrección degli Espada, sono davvero belli da vedere – anche se qualcuno un po’ scomodo da utilizzare in battaglia. Chiaramente al momento nel roster ci sono ancora diverse assenze e lo stesso Ichigo forse avrebbe meritato qualche forma a parte per le trasformazioni più recenti. Tuttavia, molto probabilmente queste mancanze verrano colmate coi futuri DLC. Quello che abbiamo comunque convince.
Un combat system con personalità
Ma passiamo al fulcro di ogni picchiaduro: il combattimento. Devo ammettere che inizialmente il sistema di combattimento mi sembrava un po’ più complesso del necessario. Attacchi rapidi, attacchi flash, Hakugeki, Kikon Moves… un casino. Ma dopo qualche ora di gioco, e un tutorial più che esaustivo, tutto ha iniziato a incastrarsi alla perfezione. Ogni scontro si trasforma in una danza strategica di attacchi aggressivi, difese e schivate.
Il gioco è abbastanza tecnico nonostante tutto e questo lo si nota soprattutto giocando online. Spezzare la guardia avversaria o aspettare il momento giusto per un contrattacco devastante? E quando finalmente si riesce a concatenare una serie di combo perfette, è pura soddisfazione.
Una modalità storia ambiziosa ma altalenante
Il vero motivo per cui ho giocato a Bleach: Rebirth of Souls è senza dubbio la modalità storia, soprattutto considerando l’assenza di cross-play e modalità online competitive. Il gioco ripercorre la trama dalla saga del Sostituto Shinigami fino al climax dell’arco degli Arrancar, con un’estensione che pochi altri titoli anime si concedono.
L’eccellente doppiaggio giapponese aggiunge spessore ai momenti più intensi – quello inglese, meglio dimenticarlo – ma la presentazione generale non riesce a essere all’altezza dello stile esplosivo dell’opera originale. Le cutscene, per quanto lunghe e fedeli, soffrono di una certa staticità, con un montaggio poco curato e animazioni spesso legnose, attenuando l’impatto emotivo che il materiale originale trasmetteva così bene.
Fortunatamente, la modalità Secret Story spezza la monotonia con racconti inediti e una dose ben calibrata di fan service.
Mission Mode e contenuti extra: vale la pena?
Oltre alla storia principale e alle diramazioni segrete che approfondiscono le peculiarità dei vari personaggi, il gioco offre le classiche modalità di combattimento libero, online e cooperativo, oltre alla nuova Mission Mode, basata su combattimenti a ondate.
Tuttavia, questa modalità lascia un po’ l’amaro in bocca: le ricompense non sono particolarmente stimolanti e la personalizzazione dei personaggi si limita a pochi potenziamenti. Detto ciò, considerando che, a parte le ricompense della storia, è l’unico modo per migliorare l’equipaggiamento, il suo ruolo risulta comunque fondamentale. E, almeno alla prima run, affrontare i livelli disponibili è comunque un’esperienza piacevole.
Un gioco per i fan (e non solo)
Bleach: Rebirth of Souls è il gioco perfetto? No. Come abbiamo visto, non è esente da difetti, ma la fedeltà alla storia e l’amore per il materiale originale lo rendono un’esperienza imperdibile per chi ha vissuto e amato il mondo di Tite Kubo.
E per chi non ha mai messo piede nella Soul Society? Beh, preparatevi a impugnare la vostra Zanpakutō e a immergervi in una leggenda.
VOTO 7.5/10
Pro
- Fedeltà al materiale originale
- Combat system stratificato
- Caratterizzazione dei personaggi
- Doppiaggio giapponese
Contro
- Cutscene
- Mission Mode
- Mancanza di cross-play e ranked