
La serie Atelier ha sempre avuto un fascino tutto suo, con il suo mix di alchimia, esplorazione e personaggi adorabili. Con Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & The Envisioned Land, i leggendari Koei Tecmo e Gust aprono un nuovo capitolo con una protagonista inedita e un mondo che prova a mescolare tradizione e innovazione. Il risultato? Un’avventura affascinante, ricca di idee brillanti, ma non priva di qualche difetto.
Una Protagonista con un Sogno… e un Problema
Yumia è il cuore pulsante dell’intera esperienza narrativa, una protagonista coraggiosa e determinata che si muove in un mondo ostile agli alchimisti. In questo universo fantasy ben costruito, l’alchimia non è solo una meccanica di gioco, ma un tema centrale attorno al quale ruota la trama. Gli alchimisti, temuti e considerati una minaccia, vengono sistematicamente emarginati dalla società. Yumia, giovane e animata da un incrollabile entusiasmo, si ritrova a dover lottare non solo contro creature e pericoli concreti, ma anche contro pregiudizi radicati e una diffidenza diffusa.
Il gioco brilla nella sua componente narrativa: la scrittura è curata, con dialoghi credibili e personaggi ben sviluppati che riescono a trasmettere emozioni autentiche. Il viaggio di Yumia diventa così una vera e propria parabola di crescita, in cui il giocatore è chiamato a riflettere sul valore della conoscenza, del coraggio e dell’inclusione.
Il cast secondario arricchisce ulteriormente l’esperienza. Tra questi spicca Rutger, il classico lupo solitario dal passato misterioso. La sua presenza non è solo funzionale alla storia, ma aggiunge profondità emotiva e dinamiche interessanti grazie a una caratterizzazione che va ben oltre i cliché. Ogni personaggio è scritto con attenzione, contribuendo a rendere il mondo di gioco vivo e coinvolgente, elemento chiave per chi ama i giochi con una forte componente narrativa.
Combattimenti da Godersi (Ma Solo Se Alzi la Difficoltà)
Il sistema di combattimento è dinamico e divertente, con attacchi ad area, cooldown da gestire e un buon equilibrio tra combattimenti ravvicinati e a distanza. Le nuove skill sono belle da usare e da vedere e la progressione mai tediosa.
Tuttavia, la difficoltà predefinita rischia di rendere gli scontri un po’ troppo semplici. Il consiglio? Passare direttamente a una difficoltà più alta per evitare di ridurre il tutto a un semplice button-mashing. Così facendo, il sistema di battaglia mostra il meglio di sé, regalando combattimenti più appaganti. Chiaramente, con l’avanzare della difficoltà la build del personaggio e la strategia nell’affrontare gli scontri la faranno da padrone.
Alchimia Profonda, ma Non Sempre Chiarissima
L’alchimia, da sempre il cuore della serie, in Atelier Yumia è più complessa che mai. La sintesi degli oggetti offre un’infinità di opzioni: si possono creare armi, pozioni, materiali e persino ingredienti per altre creazioni. Ogni elemento ha le sue proprietà, e combinare tutto nel modo giusto può fare la differenza tra un oggetto mediocre e uno potentissimo. Il problema? Il gioco non sempre spiega bene le sue meccaniche, lasciandomi spaesato sicuramente per le prime ore dell’esperienza. Fortunatamente, l’Auto-Sintesi viene in aiuto per chi vuole semplificarsi la vita.
Costruire, Decorare e… Missioni un Po’ Ripetitive
Un’altra novità è il sistema di costruzione: mentre si esplorano le Manabound Areas, si possono costruire basi personalizzabili con banchi da lavoro, serre, magazzini e persino decorazioni come panchine e quadri. Questo aspetto aggiunge profondità al gameplay, anche se le missioni secondarie legate alla costruzione risultano spesso ripetitive e poco ispirate. Per fortuna, si possono tranquillamente ignorare senza perdere troppo del fascino principale del gioco.
Un Mondo Incantevole da Esplorare
Dal punto di vista grafico, il gioco si presenta come un vero spettacolo visivo, capace di unire stile artistico e solidità tecnica in maniera sorprendente. Le ambientazioni sono estremamente varie e curate nel dettaglio, con una direzione artistica che punta tutto su palette cromatiche vivaci e una composizione visiva sempre leggibile. Dai paesaggi naturali delle foreste rigogliose alle rovine cariche di mistero e suggestione, ogni bioma ha una propria identità visiva ben definita.
L’ispirazione ai capisaldi del genere è evidente, soprattutto nella costruzione delle mappe e nell’uso di prospettive ampie che valorizzano la verticalità. Pur non raggiungendo la stessa scala epica o il dettaglio poligonale di alcuni titoli che fanno della grafica il loro cavallo di battaglia riesce a offrire una resa visiva fluida, con un frame rate stabile e caricamenti rapidi.
Particolare attenzione è stata data all’illuminazione dinamica, con giochi di luce e ombre che contribuiscono a dare profondità agli ambienti, soprattutto nei passaggi tra interno ed esterno. Anche gli effetti particellari – come il pulviscolo nei raggi di sole o le scintille durante le reazioni alchemiche – aggiungono un ulteriore livello di raffinatezza.
Conclusione: Un Atelier da Provare, con Qualche Riserva
Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & The Envisioned Land è un gioco che ha molto da offrire: una protagonista carismatica, un sistema di crafting profondo e un mondo incantevole. Tuttavia, la difficoltà iniziale troppo bassa, alcune spiegazioni poco chiare e missioni secondarie ripetitive gli impediscono di raggiungere la perfezione. Se ami gli Atelier e non ti spaventa un po’ di sperimentazione con l’alchimia, questo titolo saprà regalarti ore di divertimento. Se invece non hai molta pazienza per sistemi complessi o missioni ripetitive, potresti trovarlo meno coinvolgente. In ogni caso, vale sicuramente la pena dargli una possibilità!
VOTO 9/10
Pro
- Direzione artistica
- Yumia è un ottimo personaggio
- Narrazione di qualità
Contro
- Missioni secondarie ripetitive
- Espressioni a tratti poco convicenti