
Quando il Dio della Morte vuole uscire dal videogioco… ma inciampa nei bug.
Se ti piacciono i Metroidvania, probabilmente il tuo radar ha captato Morkull Ragast’s Rage, il nuovo titolo sviluppato da Disaster Games Studio e pubblicato da Selecta Play. Con un’estetica disegnata a mano e un protagonista che parla con il giocatore e sa di essere dentro un videogioco, le premesse erano decisamente interessanti. Ma come spesso accade, tra il dire e il fare… ci sono di mezzo i muri invisibili.
Un Hollow Knight wannabe con personalità
Appena si lancia il gioco, il paragone con Hollow Knight è praticamente inevitabile. Atmosfera cupa, colori che spiccano nel buio, personaggi strani e un mondo da esplorare con abilità sbloccabili man mano: tutto molto familiare. Ma dove Hollow Knight brilla per equilibrio e design raffinato, Morkull Ragast’s Rage inciampa su una serie di dettagli che, sommati, rovinano l’esperienza.
Il lato comico c’è, eccome!
La vera chicca del gioco? Morkull stesso. Il nostro antieroe, Dio della Morte e dell’Oscurità, è una specie di Deadpool a 2D: sarcastico, rompiscatole, e perfettamente consapevole di essere un personaggio controllato da un giocatore umano. Il suo umorismo irriverente e le continue rotture della quarta parete sono tra gli elementi più riusciti del titolo, e in alcuni momenti riescono davvero a strappare una risata.
Gameplay: una questione di pazienza
Se però parliamo di gameplay, la situazione si fa più cupa (e non nel senso artistico). I controlli, sebbene semplici sulla carta, soffrono di una latenza fastidiosa. Il parry, meccanica centrale del combattimento, è quasi inutilizzabile a causa di quel mezzo secondo di ritardo che manda a monte ogni tempismo. Aggiungiamo hitbox imprecise, nemici che sembrano spugne per i colpi e abilità che non funzionano sempre come dovrebbero, ed ecco servito un cocktail di frustrazione.
Visivamente? Una gioia per gli occhi (quasi sempre)
Lato grafico, c’è da riconoscere il grande lavoro artistico: tutto è disegnato a mano, con animazioni fluide e ambientazioni che riescono a trasmettere atmosfera. I colori brillano sullo schermo e danno vita a un mondo dark ma vibrante. Peccato che, spesso, la direzione artistica venga penalizzata da una telecamera poco chiara o da inquadrature poco intuitive dopo aver attivato un interruttore.
Musica e suoni: promossi, ma non a pieni voti
Le tracce musicali sono ben realizzate, con melodie che accompagnano discretamente l’avventura, da suoni eterei nei momenti esplorativi fino ai tamburi incalzanti nei boss fight. Gli effetti sonori fanno il loro dovere, anche se nulla di particolarmente memorabile.
Difficoltà: più frustrante che stimolante
Un Metroidvania può (e forse deve) essere difficile. Ma la difficoltà deve nascere da un design intelligente, non da controlli imprecisi, nemici ingiusti e level design confusionario. In Morkull Ragast’s Rage, spesso si muore per motivi che poco hanno a che fare con l’abilità del giocatore. E quando muori perdi metà delle anime raccolte (la valuta del gioco), senza possibilità di recuperarle. Sì, esatto: addio sforzi, benvenuta rabbia.
Trama: buona idea, poca evoluzione
Il concept della storia è originale: Morkull vuole evadere dal gioco e sovvertire i creatori. Ma dopo una partenza spumeggiante, la narrazione si sgonfia. I dialoghi diventano rari e poco incisivi, lasciando il giocatore con la sensazione di un’occasione mancata.
Conclusione: una buona idea, ma serve ancora lavoro
Morkull Ragast’s Rage ha stile, ha carisma e ha anche momenti divertenti. Ma al netto di bug, scarsa responsività e un game design che andrebbe ripensato, non riesce a spiccare tra i grandi del genere. Non è un brutto gioco, ma nemmeno un buon gioco. È un gioco… ok. E in un mercato pieno di eccellenti Metroidvania, questo purtroppo non basta.